Ogni mercoledì sera d’estate andiamo alla scoperta del Museo e del Parco con torce alla mano

Tra gli uccelli migratori del Parco dello Stirone c’è un esemplare dal nome che suscita curiosità: il succiacapre. Protagonista di leggende popolari e noto per il suo canto particolare, il succiacapre è un uccello che potreste vedere nei mesi estivi… dopo il tramonto!

Perché si chiama succiacapre?

Il nome latino è Caprimulgus europaeus (da capră, caprae che significa capra e mulgĕo, mulgēre ossia mungere) e deriva da un’antica credenza, citata nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, secondo la quale questo animale succhierebbe il latte delle capre (che poi diventerebbero cieche). Secondo altre leggende, di notte si nutrirebbe del sangue di altri animali da pascolo. Nella letteratura è stato associato anche a rituali di morte e sepolture, ma ne riparleremo più avanti.

Quindi è un vampiro? Assolutamente no, è tutto un malinteso! Il succiacapre è un uccello notturno che va a caccia di insetti, gli stessi insetti che si posano proprio sul bestiame. Negli anni ha subìto il destino di altre specie legate a questo tipo di prede, diminuite o quasi scomparse in conseguenza dell’abuso di pesticidi

I francesi lo chiamano Engoulevent d’Europe, che letteralmente significa “inghiottivento” ed è legato alla sua abitudine di alimentarsi tenendo la bocca aperta (come fanno le balene): in questo modo inghiotte vento e tante piccole prede svolazzanti.

L’identikit del succiacapre: dalle piume alla voce

Come abbiamo detto, questo uccello è un animale notturno, ma non è raro vederlo anche con la luce del sole. Bisogna avere tanta fortuna e un’ottima vista perché sa come mimetizzarsi. Ha più o meno le dimensioni di un merlo, una testa grande, piatta e molto corta ma con un becco largo. Il piumaggio ha toni bruni e grigi, con striature più chiare e chiazze più scure: un perfetto abito mimetico quando si trova sul terreno. Le ali sono lunghe e strette, nel maschio sono presenti delle macchie bianche sulle ali e sulla coda (queste ultime caratteristiche sono assenti nelle femmine).

Se non è possibile vedere il succiacapre, si può sempre contare sull’ascolto: il suo canto è paragonato a un trillo o al rumore di un motorino in lontananza che si fa più intenso al crepuscolo e di notte (gli inglesi lo chiamano churring). Cerchiamo di facilitare le cose con un piccolo spoiler sul verso di questo pennuto.

Un uccello famoso in letteratura

Il canto costante e crepitante del succiacapre, unito alle sue abitudini notturne, ne hanno fatto un archetipo di animale “maledetto” nelle leggende popolari. Nel Nord America, è considerato un vero e proprio psicopompo, ovvero uno spirito in forma di animale che ha il compito di prelevare le anime per portarle nell’aldilà. Howard Phillips Lovecraft non si è lasciato sfuggire l’occasione per menzionare stormi di succiacapre nel suo racconto L’orrore di Dunwich, così come ha fatto anche Stephen King in Jerusalem’s Lot.

Per chi ha letto il romanzo Figlio di Dio di Cormac McCarthy, ricorderà che nelle ultime righe si leva in volo proprio uno stormo di succiacapre.

E poi non mancano le opere in versi: Il caprimulgo è il titolo di una poesia della raccolta Osteria flegrea di Alfonso Gatto, in cui l’invocazione dell’uccello accompagna una meditazione del poeta sulla morte, il venir meno del corpo, la discesa negli inferi.

Succiacapre – Foto WikiMedia Commons