Ogni mercoledì sera d’estate andiamo alla scoperta del Museo e del Parco con torce alla mano

Una quarantina d’anni fa, erano i primi anni Ottanta, un gruppo di paleontofili di Salsomaggiore decise di associarsi per salvaguardare, conservare e dare il giusto riconoscimento scientifico agli incredibili tesori fossili recuperati lungo lo Stirone. A capo di queste appassionate ricerche c’era il paleontofilo e futuro cittadino benemerito di Salsomaggiore Raffaele Quarantelli.

Raffaele Quarantelli era un uomo eclettico, tanto curioso quanto determinato, dotato di un’innata passione per la paleontologia* e le scienze naturali, interessi che lo avevano portato a scandagliare con attenzione il territorio parmense. Già intorno agli anni Sessanta l’intensa erosione delle acque del torrente aveva portato alla luce sedimenti di milioni di anni fa, ricchi di resti fossili marini.

Resti di piccoli invertebrati, molluschi, coralli, echinodermi e crostacei ma anche di grandi vertebrati quali i cetacei, testimoni inconsapevoli di un mare antico che in arco di tempo compreso tra il Miocene Medio e il Pleistocene ricopriva gran parte delle terre emerse del Bacino Padano: la pianura che noi tutti conosciamo è infatti il risultato dell’accumularsi strato dopo strato per milioni di anni dei sedimenti dei fiumi che colmarono lo spazio lasciato dal ritirarsi delle acque marine. Tali ritrovamenti avevano bisogno di un’attenta pulitura e di una catalogazione e studio sistematici.

*paleontologia

/pa·le·on·to·lo·gì·a/

sostantivo femminile

Dal greco palio ontos logia: è la scienza che studia i fossili, testimonianze di forme di vita del passato, da resti di animali e vegetali, ossa, gusci, foglie, a segni lasciati da esseri viventi nel loro percorso di vita come impronte o tane.

Il lavoro di Raffaele Quarantelli, come oggi avviene per ogni paleontologo, non avveniva solo sul campo, sul luogo dello scavo. Durante uno scavo archeologico, infatti, una volta che un reperto viene ritrovato, deve essere analizzato insieme a tutti i frammenti utili per la sua corretta ricostruzione.

Deve essere ripulito dal materiale roccioso o sabbioso di cui era ricoperto, e successivamente catalogato, cioè classificato in modo sistematico con relativo numero di inventario, indicando il genere, la specie e luogo dove in cui è avvenuto il ritrovamento.

Con un monitoraggio continuo degli affioramenti e degli interventi di recupero dei reperti, grazie all’insostituibile collaborazione dell’amico Avio Martini, Raffaele Quarantelli riuscì a creare quella collezione che avrebbe costituito il primo nucleo del Museo Paleontologico di Salsomaggiore, destando fin da subito l’interesse della popolazione, dell’università e in breve tempo di tutto il mondo scientifico.

Merito ulteriore di Quarantelli e di Martini, segno tanto di passione quanto di lungimiranza, è l’aver affidato ad un’istituzione museale l’intera collezione, permettendo che tale incredibile patrimonio venisse tutelato, valorizzato e messo a disposizione della collettività. I resti fossili sono infatti oggi conservati ed esposti al pubblico nelle sale del Mumab, proprio a fianco dell’ingresso del parco dello Stirone, alle sponde del quale hanno vissuto per milioni di anni.

Star assolute della collezione furono sin da subito cinque scheletri di cetacei, tra cui quello pressoché completo di Giorgia, l’olotipo, cioè l’esemplare di riferimento di una nuova specie, denominata in suo onore Plesiobalaenoptera Quarantellii. Oggi Giorgia è la mascotte del museo è il suo scheletro è l’esempio fondamentale per parlare della biodiversità perduta del Bacino Padano.

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