Ogni mercoledì sera d’estate andiamo alla scoperta del Museo e del Parco con torce alla mano

“Sento l’eco di quel fragore ogni volta che trovo un fossile, una piccola scossa che dice – Sì Mary Anning, tu sei diversa dalle altre rocce della spiaggia – È questo che vado cercando ogni giorno: il fremito della saetta, la mia differenza…”

Tracy ChevalierStrane creature, 2009

Chi era Mary Anning?

Agli inizi dell’Ottocento in Inghilterra viveva una ragazzina con una grande passione: quella per i fossili. Non sapeva ancora che avrebbe fatto scoperte incredibili e che avrebbe contribuito allo sviluppo della paleontologia. Quella ragazzina si chiamava Mary Anning, la cacciatrice di fossili

Mary nacque il 21 maggio 1799 a Lyme Regis, un piccolo centro balneare sulle coste del Devon, conosciute come Jurassic Coast per il gran numero di ritrovamenti di fossili di dinosauro più importanti d’Europa (dal 2001 è patrimonio UNESCO). Il padre lavora come falegname, costruisce cabine da spiaggia e piccoli mobili, ma si rende conto che i turisti sono più interessati ai fossili che si trovano nella zona, così inizia a venderli. È da qui che parte l’avventura di Mary: curiosa e piena di energie impara a riconoscere le pietre antiche, selezionarle e pulirle.

Scoperte giurassiche

All’età di 12 anni arriva la prima grande scoperta realizzata insieme al fratello Joseph, il quale trova un cranio fossilizzato che sembrava appartenere a un coccodrillo. Scavando senza sosta, Mary porta alla luce uno scheletro lungo 2,5 metri di Ittiosauro, un grande rettile marino ormai estinto (una sorta di pesce-lucertola)! Ed è solo l’inizio…

Ittiosauro presente al Natural History Museum di Londra (fonte: Wikimedia Commons).

Mary è instancabile e nel 1828 ci presenta il primissimo fossile di rettile volante chiamato Pterosauro, caratterizzato da una lunga coda e un paio di ali. La notizia fa il giro del mondo, gli scienziati sono letteralmente in estasi per quello che avrebbero definito come il più raro e curioso tra tutti i rettili, e soprattutto viene confermata l’ipotesi che questi animali un tempo dominavano terre, mari e cieli. 

Nel 1820 la giovane paleontologa scova il primo scheletro di Plesiosauro, simile a un rettile moderno che viveva nei mari del Giurassico. Un animale di quasi 3 metri, con una testa simile a quella di una tartaruga e un lungo collo tanto da essere definito “un serpente passato attraverso il corpo di una tartaruga”. Qualcuno però ha dei sospetti sul ritrovamento: Georges Cuvier, una delle massime autorità scientifiche del tempo, ritiene che l’animale abbia troppe vertebre nel collo. A salvare Mary Anning dall’accusa di falsificazione è la scoperta nel 1824 di un secondo esemplare di plesiosauro, questa volta completo, che le permette di ricevere il massimo appoggio della Geological Society di Londra. 

Altri ritrovamenti

  • La sacca dell’inchiostro di una Belemnosepia (1828), che conferma la possibilità – in determinate condizioni – della fossilizzazione anche degli invertebrati. 
  • Il fossile di Squaloraja (1829), ritenuto un organismo di transizione tra squali e mante dai sostenitori del gradualismo,
  • Il Plesiosaurus macrocephalus (1830)
  • Reperti di feci fossili

Quanto conta essere una donna

Nonostante i successi e i passi avanti fatti nel mondo della ricerca paleontologica, Mary Anning non ha avuto una vita facile. Nasce in una famiglia povera, unica di dieci figli a sopravvivere insieme al fratello Joseph, come tante sue coetanee non riceve un’istruzione adeguata, ma sa leggere e studia geologia e anatomia da autodidatta, tanto da imparare a sezionare pesci e seppie. Non ha difficoltà a intrattenere rapporti epistolari con famosi scienziati e collezionisti, però è una donna che vive in un mondo dominato dagli uomini, appartiene a una classe sociale umile e non può accedere alle conferenze della Geological Society anche se i membri discutono delle sue scoperte.

La sua sete di conoscenza si scontra con le malsane consuetudini del tempo, la superstizione e l’ignoranza. E non importa che a 27 anni riesca a comprare con i risparmi una casa e aprire l’Anning’s Fossil Depot, un vero e proprio deposito di fossili frequentato da celebrità come re Federico Augusto di Sassonia a caccia di fossili. Per molti è solo Mary, la sopravvissuta a un incidente all’età di un anno: mentre la vicina la tiene in braccio durante una corsa di cavalli, su di loro si abbatte un fulmine fatale per la donna. A sopravvivere sarà solo Mary, che dovrà fare i conti con le dicerie popolari secondo le quali la sua intelligenza deriverebbe proprio da quella scarica di elettricità. 

Le scoperte di Mary Anning ispirarono un celebre geologo e amico d’infanzia, Henry De la Beche, che nel 1830 dipinse “Duria Antiquior – A More Ancient Dorset”
(fonte: Wikimedia Commons)

Lunga vita a Mary!

Dopo un periodo economicamente difficile, Mary Anning muore a 47 anni di cancro al seno. Nonostante la sua attività di ricerca e identificazione dei fossili, la comunità scientifica di quegli anni non riconosce pienamente il suo lavoro. Eppure questa incredibile donna, con tenacia e senza mai piegarsi alla società che l’avrebbe voluta più remissiva, ha creato un’enorme interesse verso la paleontologia. Fu Charles Dickens a dedicarle alcune pagine sulla rivista letteraria All Year Round, definendola come la “figlia del carpentiere che si guadagnò un nome tutto per sé e se lo meritava”. Adesso tocca a noi non dimenticare quel nome!

Il fossile di un giovane Ittiosauro presente al Natural History Museum di Londra (fonte: Wikimedia Commons).
Storie di passioni: libri e film su Mary Anning

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