Ogni mercoledì sera d’estate andiamo alla scoperta del Museo e del Parco con torce alla mano

Come per i nomi di molti esemplari dell’avifauna italiana e non, anche per quanto riguarda il gruccione indagare l’origine etimologica del nome scientifico o dei termini dialettali equivale a cacciarsi in un ginepraio o, con un’immagine ancor più appropriata, in un nido di vespe.

Gruccione: un uccello grazioso dal nome bizzarro

I francesi lo chiamano guêpièr, da guèpe che in francese è la vespa, da cui anche guepière (con la è) l’indumento di lingèrie femminile, sicuramente sexy, ma non lontano dal concetto di tortura, che permetteva, a detta dell’inventore, un certo Rocha, di ottenere per l’appunto un vitino da vespa. Molto più pragmatici gli inglesi che lo chiamano semplicemente Bee-Eater, mangiatore d’api, benché non disdegni affatto libellule, bombi, cavallette e coleotteri in genere.

In entrambi i casi il riferimento univoco è ad una delle prede preferite del gruccione, l’ape, di cui si ciba cacciandola al volo, non prima di averla disarmata sbattendo il pungiglione contro un tronco o una superficie dura. Più incerta l’origine del termine italiano, gruccione, per cui il riferimento a gruccia, per le due ali timoniere più lunghe delle altre o per la posizione che gli uccelli assumono nel volo, sembra sì fantasioso, ma un poco artefatto.

Anche l’etimologia scientifica Merops apiaster indica nell’epiteto che caratterizza la specie la preda preferita, mentre Merops, viene dal greco e significa “uccello che mangia le api”; insomma una definizione tautologica a scapito degli imenotteri.  Ed è proprio la dieta insettivora che spinge il gruccione e altri uccelli migratori, a fine estate, a lasciare l’Italia e l’Europa in cui arriva tra fine maggio e inizi di giugno per tornare in Africa.

Il gruccione e il suo magnifico piumaggio

Dalle terre africane portano in dono i colori più svariati nel loro incredibile piumaggio, che li rende gli uccelli più colorati dell’intera avifauna italiana, sia i maschi che le femmine, visto che la differenza tra i sessi è pressoché inesistente.

Quale sia la ragione per vestirsi in modo così sgargiante, se non per le ragioni del cuore, non è ancora così chiaro agli ornitologi. Il dorso è prevalentemente sui colori caldi del dorato, rosso e dell’arancio, la gola è gialla e le parti inferiori virano sul blu/verde. Colori che si ripetono ben dosati su ali e coda. Gli occhi sono contornati da una mascherina nera che giunge sino al becco.

Maschi e femmine collaborano indistintamente nella cova delle uova che dura una ventina di giorni. Sono uccelli gregari e nidificano in colonie in terreni sabbiosi o comunque con granulometria fine dove scavano un nido. Le gallerie possono essere lunghe anche 3-5 metri, ci sono più ingressi e solo alcune gallerie portano alle camere effettivamente utilizzate dalle coppie per deporre, una valida strategia per depistare i predatori.

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